Sono stati sentiti come persone informate sui fatti dal pubblico ministero Pantaleo Polifemo, titolare del fascicolo coordinato dall'aggiunto Pierfilippo Laviani. A rispondere alle domande del magistrato, per il momento, si sono presentati due studenti del liceo scientifico Cavour: la ragazzina che per ultima avrebbe parlato al telefono con Andrea, poche ore prima del suo suicidio, e un compagno che aveva raccontato che il ragazzo, qualche settimana prima, aveva già tentato di farla finita.Si tratta dei primi interrogatori svolti nell'ambito dell'inchiesta aperta dalla Procura di Roma dopo la morte del «ragazzo dai pantaloni rosa», come lo avevano soprannominato tra i banchi di scuola. E che potrebbero portare ad una svolta nelle indagini. Attualmente l'ipotesi di reato è istigazione al suicidio e gli inquirenti avrebbero già in programma altre audizione.
I PUNTI OSCURIRestano tanti i punti da chiarire della vicenda, per capire se qualcuno abbia spinto Andrea a togliersi la vita, e per stabilire se quella morte potesse essere evitata. Una pista d'indagine alternativa è stata proposta poco tempo fa dall'avvocato Eugenio Pini, difensore dei familiari della vittima, che ha presentato una denuncia in Procura in cui sostiene che il reato da perseguire sia ”morte come conseguenza di un altro reato”: ovvero diffamazione ripetuta. Andrea, infatti, sarebbe stato preso in giro per mesi, forse tra le mura del liceo Cavour. A dimostrarlo ci sarebbero parecchi indizi, già agli atti dell'inchiesta, indizi disseminati tra i corridoi della scuola e, almeno in un caso, fatti sparire. Come la scritta sul muro esterno del liceo (non fidatevi del ragazzo con i pantaloni rosa, è frocio) che era stata coperta con una passata di vernice bianca. E un'altra scritta omofoba trovata proprio dentro alla classe frequentata dal ragazzino: una frase (Andrea frocio) calcata a pennarello su uno dei banchi, già sequestrato dagli inquirenti.
LE UNGHIE LACCATEL'ipotesi di diffamazione potrebbe essere confermata anche dall'esistenza della pagina Facebook, ora censurata e non visualizzabile sul web, in cui era stata pubblicata una fotografia scattata a Carnevale che ritraeva Andrea vestito da donna. La compagna di classe della vittima ascoltata nei giorni scorsi dai magistrati, sarebbe una delle fondatrici del gruppo Facebook. Il sito internet era intitolato con il soprannome affibbiato al ragazzino, «il ragazzo dai pantaloni rosa»: un nomignolo ispirato da un paio di jeans chiari, tinti da una lavatrice caricata con un lavaggio sbagliato e diventati rosa, come le unghie che Andrea aveva pitturato con lo smalto solo per evitare di mangiarsele, perché amava suonare il pianoforte.Un compagno di scuola, il giorno dopo la morte, aveva telefonato in lacrime alla help-gayline raccontando che al liceo prendevano in giro Andrea per le unghie laccate. Ma la mamma di Andrea ha sempre detto che il suo ragazzo non era gay.